Lunedì, 23 giugno 2014
(Per la rubrica: Webserie Plus)
Ivan Silvestrini ci racconta Under The Series, webserie transmediale e convergente, tratta dal romanzo della giovanissima scrittrice
(Per la rubrica: Webserie Plus)
Ivan Silvestrini ci racconta Under The Series, webserie transmediale e convergente, tratta dal romanzo della giovanissima scrittrice
Mercoledì 25 giugno uscirà la webserie Under The Series, diretta da Ivan Silvestrini e tratta dall’omonimo romanzo della ventiquattrenne Giulia Gubellini. Di fronte a una tale operazione che definirei non crossmediale bensì transmediale, era d’obbligo qualche domanda a Silvestrini e seguita da una riflessione approfondita su questo progetto che, a parere mio, potrebbe rappresentare una piccola svolta per il concetto di webserialità.
Le webserie sono uno strumento con potenzialità molto interessanti. Potenzialità non solo narrative, di intrattenimento, ma che riguardano anche la convergenza e la transmedialità. E Under The Series ne è un esempio.
Perché? La risposta necessita di dare una, seppur sommaria, definizione dei concetti di convergenza e transmedialità.
La convergenza riguarda il cambiamento culturale, sociale e tecnologico delle modalità di circolazione dei contenuti e, in generale, della cultura. Con convergente si intende quindi sia il flusso di contenuti attraverso diverse piattaforme, sia la ricerca di nuove forme di finanziamento tra vecchi e nuovi media, sia il comportamento “nomade” di fruitori alla continua ricerca di nuove esperienze di intrattenimento. Quindi, la convergenza, è la coesistenza di differenti sistemi mediatici che si intersecano e si scambiano un flusso di contenuti.
Il termine transmedialità, coniato da Henry Jenkins, indica invece una forma di narrazione che si dispiega su piattaforme diverse, ognuna delle quali apporta il suo contributo al narrato, permettendo diverse esperienze narrative.
Under The Series (di seguito solo Under) è un esempio di come le webserie siano adatte ad attuare questi due concetti. Under è convergente perché racconta un flusso di contenuti attraverso due piattaforme differenti, andando in contro al comportamento nomade dei fruitori, ed è transmediale perché la narrazione originaria del romanzo assume caratteristiche proprie del mezzo webseriale.
Ma cos’è Under The Series? Nasce dall’omonimo romanzo (anch’esso in uscita il 25 giugno) della giovanissima Giulia Gubellini ed è una co-produzione con Anele, casa di produzione di successo, RCS, l’editore che ha promosso il romanzo della Gubellini, e Trilud, realtà da sempre attenta alle innovazioni e ai contenuti editoriali all’avanguardia.
L’idea di mettere in piedi questo progetto che unisce il tradizionale linguaggio della parola scritta al nuovo linguaggio webseriale «è venuta alla produttrice Gloria Giorgianni. Si pensava di fare una sorta di book trailer 2.0 per l’uscita di un romanzo su cui Rizzoli stava puntando moltissimo, poi beh…Ho letto il romanzo, ho fatto le mie considerazioni circa l’adattamento e le cose sono un po’ esplose: la serie ha raggiunto una tale complessità e una relativa autonomia» che si è optato per «l’uscita in parallelo di un libro e di una serie tratta dal libro», mi racconta Ivan Silvestrini, regista della webserie, che definisce il romanzo della giovane scrittrice «potente, di una fantasia distopica molto interessante».
Una storia avvincente, intricata, con tantissimi personaggi e accadimenti che «ho dovuto sintetizzare, pur raccontando alcuni degli avvenimenti centrali del romanzo».
Il romanzo da cui ha origine la webserie, come detto, uscirà parallelamente a essa e in versione cartacea. La carta viene dunque affiancata dal Web, la narrazione sarà perciò transmediale e vedrà la trama svilupparsi sia sul caro e vecchio libro, sia sul giovane e moderno Web. E «per me è una delle ragioni di maggior senso di tutto questo. Affinché il Web viva» mi spiega Silvestrini «c’è bisogno di investimenti maggiori, e se ancora non si è trovato il modo di rendere sostenibile la produzione di serialità web con i soli (ridicoli) introiti delle revenue share web, forse operazioni come questa, che permettono un rientro economico da un settore parallelo più consolidato (la carta stampata), potrebbero essere l’inizio di una stagione di operazioni a cavallo tra il Web e altre tipologie di prodotti che potrebbero vedere nel Web modalità alternative di promozione».
Il progetto webseriale è stato promosso in maniera accurata e precisa, senza lasciare nulla al caso, ma sviluppando una strategia volta a incuriosire il pubblico della Rete non solo in merito alla webserie, ma anche al romanzo: «Grazie alla pubblicazione di interviste inedite degli addetti ai lavori come il regista Ivan Silvestrini e il compositore della colonna sonora, Matteo Curallo, nonché degli attori principali, come Chiara Iezzi, Gianmarco Tognazzi, Nanopress è riuscita a far conoscere questo innovativo progetto al pubblico della Rete, creando aspettativa e curiosità attorno al progetto. Anche l’attività sui Social Network è stata organizzata in modo tale da svelare i dettagli in modo graduale, svelando il giusto necessario per aumentare la suspense e alimentare il fattore “passa-parola”… E, finora, i risultati sono positivi. Sono state inoltre pubblicate le foto inedite del backstage, che offrono una prima “sbirciatina” al set e agli attori durante le riprese: in questo modo gli utenti possono non solo percepire il mood e le suggestioni che saranno presenti in tutte le puntate della webserie, ma anche affezionarsi al progetto e aspettarlo con la stessa impazienza con cui l’aspettiamo noi», mi scrive Alberto Gugliada, CEO di Trilud.
Per Silvestrini, scelto direttamente dalla produttrice Gloria Giorgianni, non è la prima volta alla regia di una storia nata dalla mente di altri. Creare un prodotto audiovisivo (sia esso un film, una serie TV o una webserie) partendo dal romanzo frutto della creatività di qualcun altro, è sempre un lavoro stimolante, ma complesso, che prevede da parte del regista la capacità di percepire e non fraintendere cosa volesse trasmettere l’autore, cercando di ricreare le immagini mentali che lo scrittore si era creato, seppur aggiungendovi del proprio.
«Per me è sempre una sfida avvincente; la prima cosa che faccio è cercare di assorbire il cuore della narrazione, gli elementi e i personaggi che la rendono speciale. Poi mi distacco da tutto e cerco di trovare una formula che possa restituire attraverso il mezzo audiovisivo al meglio le emozioni che mi ha lasciato la storia.
Se, come in questo caso, ho la libertà di riscrivere tanto meglio. Non ho subìto alcuna interferenza da Giulia (Gubellini) che ho conosciuto a riprese iniziate, è una ragazza squisita e rispettosissima dei ruoli, una di quelle menti capaci di dirti: “tradisci il mio lavoro come meglio credi”.
Sul set i primi due giorni sono quelli in cui si definisce il look e il tono della serie; è un momento cruciale che richiede grande attenzione, perché ovviamente nella testa io ho un’idea astratta che deve fare i conti con i volti, il suono della voce degli attori, le location, gli spazi… Però presto tutto assume coerenza e alla fine, negli ultimi giorni di set, già si dicono frasi come “ecco questo fa molto Under”».
Al lancio mancano ormai pochi giorni e Silvestrini si dice «soddisfattissimo di questa serie, pur avendo girato a ritmi record (10 puntate in 6 giorni). La magnifica troupe e il cast hanno contribuito a renderlo visivamente straordinario» mentre per quanto riguarda «l’aspetto narrativo non sta a me dirlo, me lo dirai tu, ce lo dirà il pubblico».
Dietro Under ha lavorato un team di professionisti, precisi e appassionati, che hanno reso possibile la realizzazione di un simile progetto:
«Non posso non citare almeno 5 persone che hanno davvero aiutato a inventare il mondo di Under: Davide Manca con la sua fotografia uscita direttamente dalla mia psiche, Federico Baciocchi che ha saputo inventare soluzioni scenografiche a me inimmaginabili, la mia fedele Sara D’Angelo che ha disegnato le divise per il cast creando un inquietante (e stiloso) senso di forzatura omologante, Adriano Patruno con cui passo le mie giornate montando senza sosta e che non mi lascia mai cedere all’approssimazione e Matteo Curallo, che ha realizzato delle meravigliose musiche originali per la serie».
Ma cosa vedremo nella trasposizione webseriale del romanzo della Gubellini?
Siamo nell’Italia del 2025, un futuro non lontano e decadente in cui, a seguito della crisi violenta del 2008, si è reinstaurato il totalitarismo, «quello che ho chiamato il Nuovo Ordine Italiano. L’Autorità Provvisoria, che ha preso le redini del Paese, sta organizzando un reality show sanguinario e punitivo, per dare il “buon esempio” a chi non è proprio incline all’ obbedienza…» un po’ come in Hunger Games, «ma con una maggiore specificità circa le ragioni per cui si può finire nell’arena/bunker». Non è infatti il caso lasciato al sorteggio a decidere chi andrà nel bunker, bensì la colpa. O almeno ciò che il potere reputa essere una colpa.
Questo mondo, e la trama del romanzo, sono raccontati dalla webserie, ma i “partecipanti” che entrano nel bunker sono ridotti da 13 a 6 ed è stato aggiunto «un personaggio inventato che mi permettesse di raccontare molte cose in poco tempo. Ho immaginato che i giovani di questo mondo non più libero cercassero la sensazione di libertà in quartieri abbandonati… Qui comincia la storia, è una mia licenza, ma racconta comunque le atmosfere rigide, fatte di scuole/caserme, che vengono raccontate nel romanzo».
Per il Web si prospetta dunque un progetto innovativo, che affianca letteratura e webserie in completa convergenza e transmedialità, che sicuramente intrigherà, incuriosirà e porterà un buon riscontro da parte del pubblico del Web. E non solo. La potenzialità di un progetto simile è anche quello di avvicinare alla Rete, o meglio, alle produzioni d’intrattenimento su Web, i lettori tradizionali e di riportare off-line gli assidui fruitori di contenuti web-nativi.