Brillante, divertente, lunatica, a tratti dissacrante e sempre più che acculturata. Vi raccontiamo “Tutte le ragazze con una certa cultura”, una nuova webserie online dal 22 giugno distribuita su YouTube e su Megatube, progetto dedicato all’intrattenimento via Web di Luca Argentero.
Una webserie nuova, che si pone come osservatore esterno di certi tic e certe manie di personaggi tipici di alcuni ambienti, culturali e non, raccontando proprio quei tic e quelle manie in maniera divertente e divertita. Una webserie che narra diversi approcci alla cultura, come quello lunatico e maniacale, inserendo qua e là pillole che omaggiano capolavori e pietre miliari del cinema: si va da Old Boy, ai Tenenbaum di Wes Anderson, dal Meraviglioso Mondo di Amelie, passando per David Lynch fino ad arrivare a Shining e integrando qua e là, sullo sfondo o nei dialoghi dei protagonisti senza lasciare mai nulla al caso, rimandi ai grandi della letteratura, della filosofia, della pittura e della musica. Insomma, una webserie con “una certa cultura”, dove ogni dettaglio è stato ben pensato e strutturato, nulla è stato raffazzonato e il tutto è stato mescolato e impastato da mani sapienti. Poteva World Wide Webserie non volerne sapere di più? Ovviamente no, e perciò ho fatto un bel po’ di domande al regista della webserie, Felice V. Bagnato e… Eccovi il risultato.
L’idea dietro a “Tutte le ragazze con una certa cultura” risale a circa sette anni fa e trova le sue origini in un racconto di Roberto Venturini “dal titolo degno della Wertmuller: Tutte le ragazze con una certa cultura, hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera”, mi racconta Felice V. Bagnato, regista della webserie. Un racconto che si presentava già strutturato in maniera cinematografica, così rapido e incisivo che “sembrava scritto da Bret Easton Ellis, di cui io sono innamorato. Pensavo di farne un cortometraggio e ne ho parlato con Roberto, che mi ha dato il via libera”.
Quindi l’idea di girare una webserie non era il progetto originario; solo successivamente, il regista, ha deciso di sviluppare la narrazione in maniera seriale e diffonderla via Web: “Il web sembrava in quel momento il modo più rapido per noi per veicolare quel tipo di contenuto, anche se personalmente non lo ritenevo e non lo ritengo tuttora l’unico”.
Due anni fa hanno così inizio le riprese, terminate con la post produzione a gennaio 2014, di questa webserie che racconta la storia di Luca, un trentenne correttore di bozze e assistente universitario a Roma, colto, cinico, lunatico e il cui padre spirituale è il poeta Giacomo Leopardi, e di Silvia, una studentessa di lettere ventiquattrenne, appassionata d’arte, di buona famiglia e (ovviamente) di buona cultura, “che indossa la maschera della durezza e dell’insensibilità per nascondere invece” – come spesso accade – “una profonda insicurezza”. La webserie indaga la loro strana storia d’amore, che Roberto Venturini definisce “tra due ciclotimici”, cioè affetti da un disturbo dell’umore che vede l’individuo alternarsi tra fasi caratterizzate da creatività, iperattività ed entusiasmo, e fasi apatiche, denotate da lentezza, difficoltà di concentrazione, poca stima di se stessi, affaticamento e così via. “Io prima di conoscere Roberto non sapevo nemmeno cosa significasse ciclotimia e non starò certo a dirlo qui, perché ne parliamo già ampiamente nel quinto episodio”, mi racconta Felice.
Luca e Silvia, personaggi che “ricalcano tic e manie realmente esistenti in certi ambienti (non solo culturali)”, si muovono in un “sottobosco paradossale” che, con tutte le sue idiosincrasie, molto spesso viene preso eccessivamente sul serio. La webserie si pone, dunque, come un osservatore esterno al cui occhio, quelle stesse paradossali idiosincrasie per alcune situazioni, per alcuni oggetti, per alcune persone, risultano davvero comiche e propone un modo per riderci su.
Ma, da questa “storia d’amore tra ciclotimici”, come si è arrivati ad avere “Tutte le ragazze con una certa cultura”, prodotto dalla Capsulae e distribuito su YouTube e su Megatube? “La relazione con Megatube è arrivata in seguito”, mi racconta Felice. “Cercavamo il modo migliore per distribuire la serie sul Web e abbiamo bussato alla porta della Inside Productions di Luca Argentero che, incuriosito dalla serie, l’ha vista, gli è piaciuta e ci ha indirizzati su Megatube, il canale web che stava nascendo in quei mesi e che cercava dei contenuti di qualità. Luca, in qualità di direttore artistico di Megatube, ci ha selezionati direttamente come prima webserie originale lanciata sul canale”. Capsulae, invece, è la piccola società di produzione dello stesso regista, che è stata fondamentale per poter risparmiare sulle attrezzature: “Capsulae ci ha fornito tutta la parte tecnica, sia in produzione che in post produzione, senza la quale non avremmo potuto iniziare a girare, perché non avevamo il budget necessario per il noleggio dell’attrezzatura”. L’intero progetto è infatti, come spesso accade nella produzione di webserie e, più in generale, nelle produzioni indipendenti, low budget “ma non è “no budget” ”, specifica il regista. “Mi spiego meglio: io credo che il no budget non esista. È una bugia dire che un prodotto non è costato nulla soltanto perché non hai pagato nessuno o qualcuno ti ha prestato qualcosa, perché anche il tempo che i membri della troupe, gli attori e che noi tutti abbiamo dedicato a questo progetto, nonché la professionalità che vi abbiamo messo, non sono stati retribuiti, ma avrebbero dovuto esserlo. Alcuni collaboratori sono stati pagati, somme minime e simboliche ovviamente, alcune location sono state pagate. Ecco, diciamo che secondo me il no budget totale non esiste. Non si può mai girare qualcosa senza investire un budget, seppure minimo. Non abbiamo avuto nessun tipo di finanziamento, ma abbiamo potuto utilizzare le attrezzature tecniche della mia minuscola società di produzione, Capsulae, il che è stato un bel risparmio”.
Una webserie “bella, lunatica, divertente”, a cui ha lavorato un affiatato gruppo di persone che hanno “finanziato” il progetto con la loro esperienza e la loro professionalità; Roberto Venturini ha lavorato a tutti i soggetti e scritto le sceneggiature, da solo in alcuni episodi e collaborando con lo stesso Felice V. Bagnato, con Matteo Vallorani, Stefano Di Santi e Silvia Abate in altri.
Daniel Terranegra e Federica Brenda Marcaccini sono gli interpreti di Luca e Silvia; “Federica incarna alla perfezione Silvia, sia a livello attoriale che come look, sul quale abbiamo dovuto lavorare pochissimo. Daniel, poi, è per me quello che era Mastroianni per Fellini o Jean-Pierre Léaud per Truffaut. E la cosa bella è che siamo totalmente diversi.
Lui è un vero attore, ha reso il personaggio umano, meno macchietta, più complesso”. Due attori completi, quindi, che hanno dato forma concreta ai due innamorati ciclotimici rendendo così possibile la realizzazione di una webserie, formata da otto webisodi in totale, che sta ottenendo molti riscontri positivi: “il pubblico gradisce molto e recepisce bene il progetto e le recensioni che abbiamo avuto finora sono tutte molto buone”. “Io avevo una buona percezione del progetto già mentre lo giravamo, lo montavamo e, infine, quando lo abbiamo mostrato in visioni private, avevamo in qualche modo la sensazione che al pubblico potenziale piacesse”.
E piace anche al pubblico vero, non solo a quello potenziale, per il ritmo rapido e la narrazione divertente e al tempo stesso divertita, che prende in esame tematiche, manie, convinzioni paradossali ed evidenzia tutti gli aspetti propri di quella paradossalità, rendondola divertente. Molto divertente. Una webserie che piace anche per la ricchezza di riferimenti letterari e cinematografici, alcuni palesi, altri così ben amalgamati nei dialoghi e nella trama, da essere difficili da individuare anche per chi, effettivamente, ha “una certa cultura”.
Tanti riscontri positivi fanno pensare a una seconda stagione che “è sempre nei nostri pensieri, ma forse adesso è ancora prematuro parlarne. Personalmente io e tutti gli altri vorremmo continuare la storia, ma non voglio spoilerare nulla, perché c’è ancora molto da scoprire negli episodi che restano”, mi spiega Felice, che afferma di essere, a ragione, “molto soddisfatto di tutto, nel complesso, perché so che abbiamo fatto tutti del nostro meglio con quello che avevamo a disposizione, cioè molto poco. Paolo Ravalli, per esempio, spesso ha dovuto fare la fotografia con un proiettore e la torcia di un Iphone perché non avevamo abbastanza proiettori, o non avevamo possibilità di montare un gruppo elettrogeno in esterno”. Insomma, a mali estremi, estremi rimedi! Che hanno però dato frutti notevoli. “La mia fonte d’ispirazione, in quei casi, è sempre stato Roger Corman. Lo dicevo sempre sul set per motivare la troupe: «Corman con meno di quello che avevamo noi, ha fatto un sacco di film. Noi siamo i suoi figli ideali!»”.
Non sappiamo cosa possa pensare Corman a riguardo, ma possiamo affermare per certo che ci vogliono parecchia forza di volontà, professionalità, apertura mentale e “una certa cultura”, per realizzare un progetto webseriale con una qualità che cresce di episodio in episodio, a dispetto dei pochi mezzi a disposizione e che propone una narrazione così ben strutturata e così piena di riferimenti da ogni ambito culturale, da spingere lo spettatore a guardare e riguardare gli episodi per mettersi alla prova e captare anche i più piccoli omaggi al cinema, alla letteratura o alla musica, mentre attende le nuove puntate per scoprire come finirà questa acculturata storia d’amore ciclotimica.