Mercoledì, 13 ottobre 2016
A vent’anni da “Gioventù Cannibale”, viene pubblicato da L’Erudita “Reflusso Crossmediale”, che vede autori del web e delle webserie cannibalizzare la nostra contemporaneità in maniera diretta, naturale e vicinissima a quella dei “cannibali” del 1996, proponendoci un’antologia di racconti “a inquadrature”, che si prestano alla lettura e all’audiovisivo, senza legarsi in maniera predefinita a un mezzo preciso, ma sposando una struttura di totale crossmedialità.
Avete presente quel coinvolgimento metafisico e alienante che estrania dalla realtà, causato da un buon racconto, in grado di estraniarti e catapultarti in un mondo parallelo? Ecco, era da tempo che non lo provavo leggendo un libro, e ho pure perso la fermata del treno…
La copertina: Mia cugina 3, dipinto olio su tela di Lorenzo Venturini, 2015 |
Momento, momento, momento (questo non è il mio bicchiere di Batman!)… Chiara, si parla di un libro e non di webserie? Sì, si parla di un libro. Sì, si parla sempre di webserie. Vi racconto un progetto che racchiude in sé alcuni concetti che, da quasi cinque lunghissimi anni, sono alla base dell’analisi accademica che sta dietro World Wide Webserie. Reflusso Crossmediale non è soltanto un’antologia di racconti pulp che si ispira a Gioventù Cannibale. Reflusso Crossmediale rappresenta un progetto ad ampio spettro, che colpisce con una visione a 360° la letteratura, l’audiovisivo, il web. Reflusso Crossmediale è la contaminazione, l’ibridazione e la rimediazione dei linguaggi che dimostra quanto siano obsoleti e dalla mentalità gerontica coloro che ancora si ostinano a parlare di vecchi e nuovi media, di Tv e cinema “tradizionali” separandoli nettamente dal Web, di nuovo storytelling online non considerandolo letteratura.
Gente, non esiste più un bel niente di “tradizionale” in questo ambito e nessun media può essere più considerato vecchio o nuovo. Perché? Perché ormai da anni (anni! Il web ha superato il quarto di secolo e Internet è ormai più che quarantenne) è in atto una costante, fluida e totale contaminazione di linguaggi e contenuti, che già si sperimentava prima della nascita della Rete stessa. Ed è proprio questa contaminazione l’anima di Reflusso Crossmediale, il cui titolo “di per sé è una dichiarazione d’intenti. Reflusso Crossmediale (titolo molto criticato, forse giustamente) vorrebbe essere un contenuto editoriale partorito dal mondo dell’audiovisivo e che all’audiovisivo vorrebbe tornare; d’altra parte i racconti si prestano tutti ad un adattamento per una serie o un lungometraggio ad episodi. Lo storytelling ha bisogno di una forte contaminazione, di un cambio di forma prima ancora che di contenuti e soprattutto di un linguaggio nuovo. In questo senso il web sta facendo molto. Mi piacerebbe che la nostra operazione contribuisse in piccola parte a questo cambiamento”, mi racconta Roberto Venturini (che noi web series addicted conosciamo perché sceneggiatore di Tutte le ragazze con una certa cultura, ma che si occupa di editoria da tredici anni e, quindi, sa di cosa parla), ideatore e curatore del progetto, nonché autore di uno dei racconti.
Presentato ufficialmente al Roma Web Fest 2016, Reflusso Crossmediale è un prodotto culturale della nostra web-culture, fatta di ibridazione, rimediazione e contaminazione dei linguaggi, partorito da penne del Web e delle webserie che hanno imparato l’arte dall’editoria, dal cinema e dalla televisione “della vecchia scuola, ma hanno da sempre applicato e sperimentato il loro talento anche in Rete, divenendo parte attiva di quella contaminazione di stili, generi e linguaggi che da sempre caratterizza lo storytelling, portando online l’esperienza e la preparazione dei “vecchi media” e proponendo all’interno di questi ultimi il linguaggio della Rete, in un continuum contenutistico fatto di contaminazione inarrestabile. E oggi, Venturini, li ha chiamati a scrivere un’antologia di racconti pubblicata dalla casa editrice L’Erudita, per portare sulla “vecchia” carta stampata, un linguaggio tipico del Web, ma che è partito da quello cartaceo, traendone elementi e linfa vitale, riproponendo online in maniera più rapida e diretta la nostra realtà. E nelle webserie, così come in generale nello stile narrativo che troviamo in Rete, c’è molto di questa nostra modernità e del suo essere così difficile, brutta, complessa e pervasa dal male. Così come lo era anche negli anni Novanta e così come l’avevano raccontata proprio i giovani ed emergenti autori di Gioventù Cannibile.
«L’idea di Reflusso Crossmediale nasce a fronte di una rilettura, a distanza di anni, di Gioventù Cannibale, la prima antologia pulp italiana di autori giovanissimi. Un’operazione editoriale di stile libero Einaudi del 1996. Alcuni di quegli autori ebbero una fortunata carriera (su tutti Ammaniti, Aldo Nove e Alda Teodorani), altri caddero in seguito un po’ nel dimenticatoio, ma in definitiva l’operazione fu così potente da sdoganare un linguaggio violento e tutt’altro che rassicurante», mi racconta Roberto, ed è un linguaggio veramente crudo e a tratti spaventoso che, a guardar bene, si sposa perfettamente anche con la nostra realtà che, in vent’anni, è diventata forse ancora più truce, tremenda e rivoltante, da costante acidità gastrica, in cui puoi conoscere tutti i movimenti della tua ex con un semplice scroll su Facebook, scoprire che un tuo vecchio compagno di università si è unito all’Isis e in cui le favole trovano poco spazio, facendo impiccare Pinocchio…
«Rileggendo attentamente quell’antologia», prosegue Roberto, «mi sono accorto che gli autoprodotti contenuti webseriali hanno, a tutti gli effetti, un linguaggio e una grammatica molto vicina ai racconti brevi raccolti nella famosa antologia enaudiana; i giovani filmakers, ma in generale gli appartenenti al mondo del web, fanno riferimento molto spesso a un immaginario di cultura e subcultura di massa largamente utilizzato dagli stessi ex giovani scrittori dei primi anni Novanta. Di fatto i racconti dei Cannibali sono quasi delle sceneggiature. Azzardare un parallelismo fra quei “cannibali” e gli attuali autori del web è legittimo». Più che legittimo. Lo stile narrativo del Web si rifà spesso alla nostra cultura “di massa” e alla nostra modernità, raccontandola in maniera diretta, senza mezzi termini e mostrandone tutto il lato più crudo e cruento con uno storytelling che si declina, infatti, senza alcuno snaturamento nelle sceneggiature webseriali.
«Mi è quindi balenata l’idea di selezionare undici autori che provenissero dal mondo del web e curare un’antologia pulp dall’alta qualità letteraria. Ho coinvolto persone che stimo molto e che, a mio avviso, avevano più di altre una visione “cannibale” della contemporaneità», in possesso quindi di uno stile narrativo che denudasse con sincera naturalezza il nostro tempo, privandolo degli accorgimenti stilistici (e, se vogliamo, pure “dolce stilnovisti”) atti a idealizzarlo, come avevano fatto anche i giovani “cannibali” del 1996. Ed ecco allora che ne salta fuori un’antologia in cui viene raccontata senza perifrasi la nostra realtà attraverso le voci di undici autori web (e webseriali), che diventano “web-cannibali”: Giorgio Nisini li introduce con una prefazione perfettamente in linea con lo stile eterogeneo dei racconti scritti (in ordine di capitoli) dal collettivo Zero (Checkpoint), da Roberto Venturini (Ascoltaci o signore), Edoardo Vitale (Offline), Tommaso Renzoni (Party e non tornare), Simone Toscano (Yoda mi ha detto), Piero Balzoni (Come un cane), Alberto Valentini, Alessandra Quattrini, Silvio Franceschet (Cocal), Luca Vecchi (Quando le storie restano indietro), La Buoncostume (Hellvettia), Ludovico Bessegato (Marta), Costanza Durante (Il topo).
«A ognuno di loro ho lasciato la più assoluta libertà (unico diktat: non più di quindici pagine e non meno di tre; la grammatica del racconto breve). Sono molto soddisfatto perché ne è uscito un contenuto eterogeneo per i diversi stili e registri utilizzati da ogni autore ma paradossalmente l’antologia parla un esperanto generazionale violento e fortemente di genere». E l’idea di un esperanto generazionale, di una lingua che ci appartiene, quella del web e delle webserie, fatta di rapidità, sperimentazione, ibridazione e verità, mi piace. Reflusso Crossmediale parla la lingua di una generazione che è avvezza al male del mondo, che ne ha sempre sentito parlare, che ne ha sempre letto e seguito le dinamiche e che lo vede amplificarsi giorno dopo giorno, in maniera virale attraverso la Rete, non potendo far altro che darne un dipinto quanto più veritiero e crudo possibile.
I racconti e lo stile narrativo possono poi piacere e non piacere, così come piacquero e non piacquero quelli di Gioventù Cannibale, che raccontarono un’Italia all’Italia che forse faceva occhi e orecchie da mercante e che, poco dopo, si trovò a dover ammettere che quei giovani talenti letterari avevano raccontato il vero, erano stati attenti precursori, accorti anticipatori, oracoli dalle antenne perfettamente sintonizzate sulla manifestazione di un’umanità crudele, efferata, spietata e terrificante.
Allo stesso modo, i “web-cannibali” di Reflusso Crossmediale, sempre connessi, sintonizzati sulla nostra contemporaneità, raccontano il male della realtà odierna, così radicalmente sanguinaria, perversa, spietata in ogni aspetto. Ed è in queste pagine che leggiamo inquadrature perfette su omicidi efferati, su voli violenti di un gabbiano assassino, tradimenti che vengono cancellati dal sangue a opera di un neo terrorista, manie e psicopatie quasi fondamentaliste e metodiche che chiedono poi la grazia divina e via così, in un susseguirsi di inquietanti scatti descritti con dettagli che disturbano le viscere, che turbano l’animo, che causano un reflusso acido… Ed è proprio questa narrazione a immagini che lo rende crossmediale (oltre che l’essere scritto da voci del web e delle webserie); mi sembra di vederli Gionata e Adamo inginocchiati su quella strada di provincia, così come vedo il gabbiano che scende in picchiata in difesa di Luca. E non ho difficoltà nemmeno a captare nei dettagli le briciole di rice cracker piccante, sparse sul divano di Michele e a sentire l’acre e nauseabondo odore degli Energy drink che si è scolato o la puzza del piscio di Ginevra…
Questi dettagli (che possono davvero turbare nel loro susseguirsi rapido e quasi senza stacchi, dati spesso solo dalla fine dei racconti stessi), questa struttura filmica, scritta da chi mastica sceneggiature da tempo, rende il progetto perfettamente riuscito: un insieme di racconti partoriti da menti dell’audiovisivo online che lo propongono all’editoria con una struttura che mira a tornare all’audiovisivo, in un connubio di rimediazione e crossmedialità che non può non vincere. Io già li vedo questi racconti riproposti con delle webserie, magari rendendo la narrazione non solo crossmediale, ma anche transmediale… Si vedrà. Intanto leggetevi il libro (rammentando sempre che è violento, crudo e privo di ogni filtro, ma che proprio per questo ogni racconto vi coinvolgerà completamente nel suo universo, dandovi sensazioni che vanno dall’orrore, al reflusso gastrico, passando per lo stupore e lasciandovi spesso con un “ma no!”) e ricordatevi che “Siamo tutti cannibali, perché cannibalizziamo la realtà che ci circonda“.
Il libro è disponibile per l’acquisto su Amazon, presso il punto vendita di Perrone Editore (via Giovanni Da Procida 30-32, Roma) ed è possibile richiederlo in tutte le librerie indipendenti d’Italia. Se seguite la pagina Facebook di Reflusso Crossmediale per non perdervi nessun aggiornamento su questo progetto.
Chiara Bressa,
World Wide Webserie / About Me
@Chiara Bressa