Venerdì, 11 Novembre 2016
Prodotto da 42° Parallelo e distribuito su Repubblica.it, una sorta di webdoc in cinque puntate si interroga sulla violenza nel mondo del calcio italiano.
Quando facciamo un video con il cellulare, spesso ci viene naturale tenerlo in “verticale”, soprattutto oggi che praticamente tutti i mostri sacri del social network, da Facebook a Instagram passando soprattutto per Snapchat, hanno sdoganato questo formato.
La mobilità della fruizione non aveva tuttavia ancora intaccato pienamente la modalità di ripresa del video, come dimostrato dal fatto che, su YouTube, la stragrande maggioranza dei video è studiato per una fruizione orizzontale, così come la stessa App: mettendo a schermo intero il video, si è ovviamente obbligati a ruotare anche il telefono.
E allora l’idea è tanto semplice quanto banale: se il traffico mobile è ormai dominante su quello tablet e desktop, perché non fare prodotti “verticali”? Sono pochi ancora quelli che ci hanno lavorato, ma stanno anticipando i tempi, ne sono sicuro. Tra questi non si può non ricordare Canto di Natale, webserie, anzi proprio smart series, di Riccardo Milanesi, pensata per essere fruita da smartphone (ve l’avevamo raccontata in questo articolo), sia per il formato verticale, che per la narrazione, la quale avveniva attraverso chat su Whatsapp, Messenger e video in modalità portrait. Ora anche Repubblica propone un contenuto che è da lodare, e non solo per il formato: “Ultimo Stadio”.
Prodotta dallo studio 42° Parallelo e distribuita su Repubblica, “Ultimo Stadio” non può essere considerata una webserie in quanto mancano tutte le caratteristiche che la renderebbero tale, in primis la componente della fiction, ma è un‘interessante panoramica sulla situazione del calcio odierno raccontata in cinque episodi e, anche se non si definisce un webdoc, ne ha alcune caratteristiche. La sua peculiarità è quella di essere composto completamente da video amatoriali, girati da persone presenti durante i fatti che vengono raccontati, che hanno tirato fuori il telefono e semplicemente hanno ripreso quello che gli passava sotto gli occhi.
Un‘azione sul campo, un volto in curva, le lacrime durante i funerali: la semplicità nel raccontare una storia estremamente complessa, che parte da ciò che che ha portato alla morte di Ciro Esposito, il 3 maggio 2014, durante la finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina, e arriva a tanti altri spunti di riflessione. E mentre le immagini scorrono sullo schermo, i pensieri vengono stimolati da musica e didascalie, ridotte al minimo per dare spazio alla realtà, orchestrate dai ragazzi di 42° Parallelo.
Un prodotto su cui c’è sicuramente da riflettere, come detto non solo per il contenuto, ma anche per l‘eccessiva naturalezza della forma. Il piccolo paradosso è insito purtroppo nel player impostato su Repubblica.it, che non permette su mobile la fruizione verticale, inchiodando il video alla sua classica fruizione. Per gli abbonati online c’è il vantaggio però di poter scaricare il prodotto, e poterlo vedere per come è stato studiato.
Necessario come il messaggio che aleggia continuamente sulle immagini, un’unica domanda dalla risposta scontata: si può morire per una partita di calcio?